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Massimiliano Vurro

PokemonGO ed i BigData del cane satellitare

Per chi ancora non fosse stato bombardato dai “millemila” quotidiani, PokemonGO è un gioco.

Una applicazione per smartphone che con il supporto del GPS e della realtà aumentata permette ai giocatori di catturare in giro per la città i Pokémon  virtuali.

IMG-20160524-WA0004Con questo post voglio raccontarti come un bloodhound, quello che la mia vicina di casa novantenne chiama “cane satellitare” anziché molecolare  e PokemonGO possono coesistere in una calda domenica di BigData [e di luglio] di una qualsiasi metropoli italiana.

Partiamo.

Il sabato, spinto dalla curiosità e deciso a dimostrare ai miei figli, di essere sul pezzo sull’ennesimo trend digitale di cui hanno sentito parlare ed ancora sottoposto a sovietica censura genitoriale, ho installato PokemonGO per usarlo il giorno seguente durante la solita passeggiata con Napo, un giovane bloodhound di cinquanta chili che mi aiuta, a dire il vero con scarso successo, a mantenermi in una parvenza di forma fisica.

Dopo circa 30 minuti di gioco e dopo essermi battezzato gamer con la cattura di Bulbasaur, un mostro che getta radici e foglie dal dorso, ho capito che ero nel pieno di una rivoluzione di Big Data, perso in una tanto ridicola quanto immersiva ed immediata esperienza di massa.

BulbasaurPer dovere di cronaca durante il gioco, in sequenza ho rischiato: di precipitare nel fiume, di demolire a piedi (io e Napo insieme pesiamo come un gorilla adulto) una famiglia intera in bicicletta, di perdere il cane, di fratturarmi tibia e perone. Insomma il pedone modello è un’altra cosa.

Nel frattempo anche Napo si è premurato di generare un paio di chili di “dati biologici” molto freschi che, ben attento agli stimoli olfattivi (ancora difficili da attivare in VR) ho raccolto con la dovizia di Pikachu e riposto nei “server” municipali ai lati della strada.

Napo, che è un pioniere in ricerche di ogni genere, grazie al suo olfatto aumentato, mi ha aiutato a mantenere la retta via durante le catture di Pokemon ma anche a riflettere su quella che stava per essere la prima vera esperienza di rilascio di dati, freschi. A questo punto, ripreso il controllo delle orbite oculari e riposto il cellulare in tasca ho iniziato a preoccuparmi di ciò che avevo fatto. Poi mi sono detto: “se decidi di stare in rete, hai già salutato la tua privacy, fattene una ragione gorilla!”

La gran parte dei Big Data sono storici, difficili da comparare o non sempre aggiornati. Per la prima volta invece stavo generando su larga scala ed in tempo reale i miei dati, consapevolmente, per creare una nuova storia facilmente comparabile: posizione e tempo in una città reale.

Lasciamelo dire, anche se a mio avviso è piuttosto ridicola per un over 40, l’esperienza di PokemonGO ci sta dicendo qualcosa di importante. L’80% della popolazione che gioca a Pokemon è adulta, non è matta (forse un po’ disillusa) e sta rilasciando in rete la sua esatta posizione, abbandonando metà del proprio corpo “dalla cintola in su” a favore della realtà virtuale.

IMG_20160725_154211Quando c’è un livello di partecipazione simile, con una media di 43 minuti al giorno spesi dagli utenti su PokemonGO, ovvero il doppio del tempo speso su Snapchat e 13 minuti in più rispetto a WhatsApp, qualcosa è avvenuto, definitivamente.

Il successo di PokemonGO credo stia in un mix di fattori ovvero la familiarità degli utenti con il proprio smartphone ed il GPS integrato, la nostalgia degli anni ’90, la possibilità di scoprire la propria città attraverso i Pokestops (luoghi in cui raccogliere oggetti per giocare). O forse senza giudicare se è bene o male (sto mentendo), per la prima volta gli utenti si trovano ad interagire con altre persone in modo simultaneo e sincrono sia sul web che di persona dando forma ad un nuovo Frictionless Sharing, la condivisione senza attrito di Zuckerberg, che inizia ad avere i primi effetti collaterali.

Con me, diverse milioni di persone in tutto il mondo alla ricerca di Pokemon, domenica stavano generando all’unisono dati freschi da riporre e digerire in server non ancora pronti a tali volumi ed i cui crash ancora numerosi ci dicono che siamo solo all’inizio di una nuova era sintetica.

IMG_20160525_065146Questa operazione di Google con il mantello di Niantic Labs, per inghiottire dati umani, apre senza dubbio la corsa al sacro Graal dei “dati felici e consapevoli” già intrapresa da Facebook.

L’effetto è dirompente e la “felicità” che leggo negli occhi della gente che gioca è imbarazzante.

Ma allora siamo davvero liberi di essere felici?

[Disintallazione #PokemonGO completata]

Napo, cerca legnetto! Annusa, annusa!