Nel corso dei prossimi anni, emergeranno nuove tendenze in tema occupazionale, ne sono già una tangibile prova l’incremento del turnover dei dipendenti, l’emergere di nuovi metodi messi in campo dalle aziende per accaparrarsi talenti, l’effetto quiet quitters e la dilagante difficoltà nel gestire team di lavoro ibrido
Quiet quitting, significa abbandono silenzioso.
Si tratta di una filosofia di lavoro secondo cui si lavora entro orari definiti e ci si impegna in attività lavorative esclusivamente entro tali orari, rifiutando straordinari e responsabilità particolari. Nonostante il nome, la filosofia non è collegata all’abbandono definitivo del lavoro, ma piuttosto a fare esattamente ciò che il lavoro richiede.
Il termine è diventato popolare su TikTok nel 2022, ma fa riferimento ad una prassi consolidata in tutto il mondo. <br>In Cina ad esempio nel 2021 ha assunto il nome di tang ping (sdraiarsi a terra) con l’omonimo movimento di protesta che rifiuta l’iper-lavoro della società moderna
Tutto ovviamente si muove per fasi. Il mercato del lavoro e l’economia vacillano nel dare segnali di continuità, così una crisi geopolitica globale, una transizione energetica priva di una solida idea di “transizione” ed una pandemia ci hanno catapultato dall’euforia del 2021 ad oggi.
Inflazione record, tassi di interesse più elevati ed una possibile recessione che costringerà aziende e candidati a cambiare il modo di lavorare. Ancora una volta
Così l’esperto generazionale salirà in cattedra, in questo caso l’esperto di zoomer, ci aiuterà a capire i valori e le aspettative dei più giovani ricadenti in questa fascia di età e quali strategie utilizzare con loro per motivarli. Ancora una volta
Anche se per ora, mi sento di dire che il miglior esperto di zoomers è uno zoomer e che la miglior moneta per affrontare questa sfida generazionale è l’entusiasmo e la fiducia con cui i giovanissimi hanno disintegrato ogni paradigma relazionale. Ancora una volta, come hanno sempre fatto tutte le nuove generazioni.
Questa premessa era doverosa per arrivare al secondo punto di questo post. Il cavallo di troia.
A titolo di mero esempio narrativo ho deciso di raccontare l’ultima campagna di reclutamento di un noto marchio automobilistico tedesco per accaparrarsi talentuosi quiet quitters.
Cosa si sono inventati?
Semplice, hanno mandato in riparazione presso diverse officine francesi alcune veicoli con un “cavallo di troia” sotto il cofano. I componenti guasti (batterie, filtri, marmitte) riportavano infatti un’etichetta che invitava gli ignari meccanici, una volta scoperto il guasto, a farsi avanti per un lavoro.
Di fatto questa pratica ha saltato l’intervento dei canali tradizionali di reclutamento. Su mille posizioni aperte ne sono state assegnate 300 dopo qualche settimana a riprova che nella nostra società, l’inganno, così come perpetrato da Ulisse 3000 anni fa, è ancora connesso al ritorno di certi stratagemmi tipici della cultura della guerra e al modo di condurla. Ancora una volta.