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Massimiliano Vurro

5 lavori impensabili 10 anni fa [+5 consigli per la sopravvivenza]

La tecnologia sta attivando moltiplicatori esponenziali di un cambiamento che prende forma attraverso nuovi modelli occupazionali. Di seguito provo a raccontare cinque lavori che fino a pochi anni fa erano inimmaginabili.

1- Esperto di Millennial

Ok! Se hai tra i 14 ed i 34 anni salta le prossime 50 parole.

In un brevissimo periodo storico, coincidente con il presente, si stanno concentrando una serie di cadute di riferimenti su cui le generazioni che ci hanno preceduto hanno costruito le loro certezze.

Nel 2006, la stragrande maggioranza di coloro che vengono definiti millennial erano a scuola. Oggi sono la principale forza lavoro mondiale.

L’esperto generazionale, in questo caso di millennial, è il professionista che aiuta le aziende a capire i valori e le aspettative dei propri dipendenti più giovani ricadenti in questa fascia di età e quali strategie utilizzare con loro per motivarli.

Forse non sapevi che:

Tra i job benefit che i Millennial preferiscono  ci sono al primo posto la formazione e lo sviluppo di competenze seguita da flessibilità oraria sul lavoro.

Per ora, mi sento di dire che il miglior esperto di Millennial è un Millennial e che la miglior moneta per affrontare questa sfida generazionale è l’entusiasmo e la fiducia con cui hanno disintegrato ogni paradigma relazionale.

Il B2C (Business to consumer) è morto. E’ aperta la nuova era del B2C2C2C in cui gli influencer trasmettono fiducia raccontando apertamente sui social ciò che sentono.

2- Snapchatter vs Youtuber (Vblogger)

“Rimani nell’informale. Smetti di essere così professionale e sii te stesso.Essere veri è l’unica tattica su Snapchat”

Amy Schmittauer, business coach su Snapchat

Netflix compete con Amazon che compete con Youtube che a sua volta compete con Facebook che a sua volta compete con Youtube. Una gran competizione in cui il prodotto… sei tu!

Quando decidi di distribuire i tuoi video due, e solo due, cose sono certe: la prima è che in qualità di creatore di contenuti hai la più alta probabilità, di chiunque altro nella storia umana fino ad oggi, di generare denaro e distribuzione mediatica di massa. A quante persone poteva arrivare Giulio Cesare ed in quanto tempo? Oggi ogni persona è una micro comunità che può raggiungere 7 miliardi di persone.

La seconda, è che l’industria si sta evolvendo ad una tal velocità che probabilmente tutto ciò che ti sembra oggi innovativo risulterà vecchio già il prossimo mese. Per buona pace della Legge di Moore che secondo quanto riporta il SIA (Semiconductor Industry Association), è giunta definitivamente al capolinea a favore di nuove tecnologie quali il quantum computing, o il neuromorphic computing.

E’ aperta una nuova era del vblogging determinata dalla velocità di catturare video e di trasferirli in rete con una qualità prima impensabile.

La legge di Moore prevede che la complessità di un microcircuito, misurata ad esempio tramite il numero di transistori per chip, raddoppia ogni 18 mesi. Le prime crepe nella Legge di Moore sono apparse negli anni 2000, quando il processo produttivo scendeva sotto i 90 nanometri: gli elettroni si muovevano troppo rapidamente in circuiti di silicio sempre più piccoli, generando molto calore.

Se vuoi approfondire e capire quali contenuti “tirano” sul “tubo” vai su http://socialblade.com/youtube/

3- Analista di big data

L’accesso di massa alla tecnologia  unito al fatto che più del 70% dei dati è generato da singoli individui ha creato un trend di crescita del volume di dati digitali di circa il 40% all’anno. Questi dati necessitano di analisi, in parte effettuate da esseri umani, in parte da bot addestrati.

Nel 2020 si prevede che circa un terzo dei 44 zettabytes di dati prodotti da Internet of Things, Industry 4.0 ed individui, saranno sul cloud. Servirà un esercito di analisti per dare a questa grande quantità di informazioni un senso

Quanti byte in uno zettabyte?

Collegata a questa professione, segnalo un’altra professione curiosa emergente: lo smaltitore di dati. Ovvero colui (o colei) che analizza e si sbarazza di dati non più necessari. Quando serve? Quando ad esempio cessa un’attività e non si vuole lasciar traccia o possibilità di riutilizzo di informazioni. Una sorta di spazzino digitale.

4- Social innovation (o media) manager

Non confondere il digitale con il virtuale. Il digitale è una dimensione reale.

Facebook è stato lanciato il 4 febbraio 2004 con il nome di Thefacebook, fino al 2006 era praticamente sconosciuto. Oggi un matrimonio su 8 è fatto di persone che si è conosciuta sul web. E’ la prima volta nella storia della nostra specie che c’è una dimensione on line ed off-line della vita. Quella che noi oggi definiamo dimensione off-line è quella che fino a qualche anno veniva considerata come la dimensione on.

Fino a pochi anni fa non c’era esigenza di persone addette ai social perchè i social erano ancora tutti da sviluppare. Oggi Facebook ha più di 1,5 miliardi di utenti ed assieme ad altre piattaforme quali Twitter, Linkedin, G+, Instagram e la recente Snapchat è diventato strumento indispensabile di comunicazione attraverso cui i brand possono raccontarsi e relazionarsi con le persone. Questa relazione avviene attraverso un social medial manager.

Altri profili collegati al lavoro sui social sono:

  • Blog/Copywriter
  • App Developer
  • UX/Web designer
  • Security Specialist/ Hacker
  • Digital Marketer
  • Web Developer/Designer

Lo sapevi che anche la NASA ha un social media manager?

NASA doesn’t sell products, but it does sell inspiration

  (La NASA non vende prodotti, ma vende ispirazione)

John Yembrick, Social Media Manager  National Aeronautics and Space Administration

5-Formatore, trainer, coach a distanza

L’apprendimento a distanza è in piena espansione ma l’85% degli abbandoni di un corso on-line avviene ancora entro i primi 3 minuti di fruizione, nel 41% dei casi a causa della mancanza di una comunicazione efficace durante l’erogazione. Il docente che gestisce corsi on-line è un attore fondamentale per il successo di una qualsiasi piattaforma, sia che questa sia una MOOC che una FAD professionale. Il docente che trasferisce sapere a distanza deve possedere una buona conoscenza delle tecnologie basate sul Web, un’approfondita competenza sulle dinamiche dell’usabilità dei contenuti, una buona conoscenza dei software di cattura video e deve contemporaneamente avere quelle capacità necessarie a mantenere la connessione, l’empatia e l’impegno dei suoi studenti. Ma può usare le stesse metodologie didattiche che si usano in un’aula reale?

Indiscutibilmente no. Oltre ad essere qualificato, ed avere l’autorevolezza e l’esperienza sulla materia d’insegnamento, il trainer on-line ha bisogno di qualcosa in più perché nella maggior parte dei casi eroga contenuti in modalità asincrona (tranne i webinar) e quindi non può contare sulle tradizionali metodologie formative (ad esempio non può utilizzare il cooperative learning nella sua formula più classica). Così la personalità diventa il superpotere del formatore a distanza, la creatività nel trasmettere i contenuti il suo differenziale tra un “docente assopente” ed un X-men entusiasta del suo lavoro.

entuiasmo s. m.[dal greco  ἐνϑουσιασμός, der. di ἐνϑουσιάζω «essere ispirato», daἔνϑεος, comp. di ἐν «in» e ϑεός«dio»].Presso i Greci, la condizione di chi era invaso da una forza o furore divino ( ἔνϑεος), cioè della pitonessa, dell’indovino, del sacerdote, nonché del poeta, che si pensava ispirato da un dio.

(fonte: dizionario Treccani on-line)

Esistono molti altri profili professionali futuribili su cui è possibile con facilità inciampare vagando in rete tra le millemila informazioni di tendenza tecnologica.

Ma l’ultima provocazione che mi sento di portare tra queste righe è una riflessione sulle conseguenze occupazionali derivanti dal verificarsi del paradigma della sostituzione umana per cause tecnologiche.

Secondo una visione apocalittica (e secondo i meno attenti) le macchine, raggiunta la capacità cognitiva umana (stadio dell’evoluzione robotica che prende il nome di singolarità tecnologica) ci sostituiranno, presumibilmente entro il 2040, in gran parte delle attività lavorative. Non solo nelle attività manuali ma anche i “colletti bianchi” verrebbero messi sotto attacco.

A questo punto, seppur scettico sull’estinzione occupazionale dell’uomo, voglio proporre cinque consigli per la sopravvivenza:

1. Sviluppa creatività ed empatia, poiché su questi aspetti i robot dovranno “sudare” sette camicie (di metallo) prima di eguagliare l’etica umana. Anziché pilota di drone, forse è meglio diventare un progettista di esperienze tecnologiche con drone.

2. Addentrati in una nicchia in cui non ci sia un reale vantaggio economico derivante dall’introduzione di automazione. Diventa un esperto di vino in un determinato territorio.

3. Impara ad estrarre informazioni dai contenitori più disparati: piattaforme fad, mooc, social, open source, web,ma anche dai racconti di tua nonna, perché…

L’educazione è l’arma più potente che puoi usare per cambiare il mondo

Nelson Mandela

4. Brucia il CV in formato europeo (salvo che non ti venga esplicitamente richiesto), è troppo lungo, impersonale ed uguale agli altri 500 già presenti sulla scrivania del selezionatore. Non crea valore e non ti fa emergere.

5. Se cerchi lavoro,  esci dal passato ed applica la  regola “distinzione o estinzione” che funziona sia nel presente che nel futuro.

Se proprio non vedi alternative ed il futuro ti appassiona allora progetta una carriera come RR Manager (Responsabile delle Risorse Robotiche) in contrapposizione con l’attuale (ancora per poco) HR Manager.

E’ questa forse la sesta professione del futuro, impensabile fino a 10 minuti fa. Oppure no.