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Massimiliano Vurro

La volontà umana non è un bug

Il dibattito sull’IA è diventato una forma di intrattenimento mortalmente noiosa.
Allarmi, entusiasmi, inutili ridondanze malcelate da novità che cambieranno l’universo e l’intelligenza artificiale trattata come un oracolo o peggio un soggetto senziente. Personalmente ritengo più reattivo e volitivo un fungo nel bosco.

Insomma stiamo assistendo alla costruzione di un artefatto informativo onnipresente, veicolato da una ristretta élite, che sta trasformando il problema dell’intenzionalità del pensiero umano in un fatto tecnico. Perché impigrire le persone, creando un racconto esterno, quasi mitologico, può sempre tornare utile a chi ha la prerogativa di cancellare l’interesse comune nel caos più totale.

La mia non è una critica all’IA. La uso, la sviluppo, sto cercando di testare modelli indipendenti off-line e contribuisce a pagare i miei conti a fine mese. Ma vorrei un dibattito più onesto. L’IA non pensa, non vuole, non distingue il vero dal falso. Amplifica ciò che trova.
Se amplifica confusione, superficialità e pessimi automatismi morali, non è un bug. È un riflesso della volontà umana.

Per questo l’ossessione per il prossimo modello mi sembra sempre più secondaria. Le domande che contano credo siano tornate altre. Quelle antiche, quelle dei filosofi. Cosa significhi pensare in quest’epoca. Quale valore abbia la volontà. E, soprattutto, chi si assumerà la responsabilità se mai smettessimo di pensare, sempre che sia fattibile.

Pensare costa, dire il vero costa, volere costa e nulla di tutto questo scala nei tempi in cui viviamo. E no, non è un caso se analfabeti funzionali ci tengono per le palle sulle sorti del mondo, proprio in questo periodo storico.
Forse stiamo cercando ogni scusa possibile per smettere di pagare questo costo. Oppure no.
Buone feste, analogiche.